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L’importanza strategica del monitoraggio ESG per le aziende moderne

  • Immagine del redattore: nesceconsulting
    nesceconsulting
  • 19 nov
  • Tempo di lettura: 4 min

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Negli ultimi anni, i criteri ESG non sono più un fattore etico-reputazionale, ma un elemento essenziale della governance aziendale, del risk management e/o della strategia a lungo termine.

Per un’azienda moderna che opera nel B2B o nel B2C, l’integrazione ESG non è solo opzionale, ma un proprio vantaggio. Nulla, tuttavia, supera la dichiarazione di obiettivi effettivamente sostenibili: il monitoraggio, l’auto-valutazione e la certificazione ESG sono essenziali.


ESG e diritto europeo: quadro normativo

Per valutare l’impatto ESG, bisogna tornare alle normative.

In Europa, la nuova direttiva CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive, Direttiva UE 2022/2464) ha rivisto profondamente il quadro del reporting di sostenibilità.

In Italia, la legislazione è stata attuata nel Decreto Legislativo 125/2024, abrogando immediatamente il precedente D.Lgs. 254/2016 e considerando le dimensioni di un’azienda, non solo la sua quotazione sul mercato.

Dal 2025 il reporting di sostenibilità dovrà seguire gli European Sustainability Reporting Standards (ESRS), sviluppati dall’EFRAG e approvati dalla Commissione Europea.

Inoltre, il principio della doppia materialità – ovvero che le imprese devono rendicontare non solo come i fattori ESG influenzano il business, ma anche che la loro attività impatta su ambiente, società e governance è ormai centrale.

Questo quadro normativo istituisce un obbligo strutturato di trasparenza e responsabilità, non più solo morale o di marketing.


Perché un’autovalutazione è necessaria

In effetti, l’adozione degli standard ESG senza un controllo interno può risultare superficiale e generare due rischi principali:

  • Da un lato, infatti, le dichiarazioni di sostenibilità senza basi solide rischiano di far dubitare degli stakeholder. Gli investitori e i clienti sono sempre più sofisticati e richiedono dati verificabili, e non slogan. In effetti, il dubbio di greenwashing è una concreta problematica che può interessare gli investitori, come indicato da recenti analisi.

  • Dall’altro, la mancata valutazione di rischi ESG può esporre a conseguenze finanziarie a medio-lungo termine. Ad esempio, l’assenza di sistemi di controllo interno esporrebbe a fenomeni corruttivi.

In sostanza, uno strumento di autovalutazione ESG certificato tramite framework riconosciuti, audit esterni o rating affidabili permette di:

  1. Ottenere una mappa strutturata delle prestazioni ESG. Il quadro chiaro consente di identificare le lacune e apportare dei miglioramenti.

  2. Realizzare un piano d’azione ESG preparato insieme alla strategia aziendale.

  3. Generare reports ESG solidi, verificabili e pronti da rendere pubblici internamente o a degli stakeholder esterni.


Strumenti noti di autovalutazione ESG

Alcune delle modalità più efficaci di un’impresa per darsi un punteggio sul profilo ESG includono:

  • Standard globali, come il Global Reporting Initiative, sSecondo ESG Italia, molti bilanci di sostenibilità utilizzano gli standard GRI per strutturare la rendicontazione ESG.

  • Certificazioni di sistema, che sono volontarie come l’ISO 14001 per la gestione ambientale, attestano l’impegno di mettere in atto misure volte a ridurre l’impatto ambientale.

  • Rating ESG indipendenti, alcune agenzie usano criteri ESG per valutare sistematicamente le imprese e presentare un report basato su criteri quantitativi e qualitativi. In Italia la società di rating sull’ESG Ecomate ha già coinvolto migliaia di aziende, fornendo uno strumento self-service per l’auto valutazione.


Casi critici: quando il monitoraggio manca

I cattivi esempi sono utili per comprendere cosa non fare e come non comportarsi in queste situazioni.

La lista include: DWS, società di gestione controllata da Deutsche Bank, sanzionata con una multa di 25 milioni di euro per aver fatto greenwashing, cioè avrebbe sovrastimato nei materiali di marketing il proprio impegno ESG rispetto alla realtà operativa.

Questo tipo di scandalo non riguarda solo le imprese operative, ma anche le asset management che promettono “investimenti sostenibili”: la fiducia guadagnata con la comunicazione ESG può essere vanificata senza un robusto sistema di controllo interno.

In Italia, un’inchiesta svolta su un campione di 135 aziende, ha rivelato che molti manager non valutano gli indici ESG “perché considerati utili”, ma solo perché “giovano all'apparenza e all'immagine aziendale”.

Ciò significa che l’informazione è disponibile per l’esterno, ma non sempre è integrata nei processi decisionali o di risk management. la Repubblica


Il ruolo della comunicazione digitale e del marketing

Per chiunque operi nel marketing digitale e nella comunicazione aziendale, il monitoraggio ESG non è solo un obbligo di compliance: è un’opportunità strategica.

  1. Storytelling credibile: i report ESG certificati e verificati offrono contenuto concreto, dati reali e trasparenza. Questo rafforza il brand e costruisce fiducia.

  2. Contenuti educativi: blog, white paper, video e social possono raccontare il percorso ESG dell’azienda: obiettivi raggiunti, roadmap futura, sfide. Ciò aiuta a penetrare diversi stakeholder (clienti, talenti, investitori) con una narrazione fondata.

  3. Lead generation qualificata: stakeholder attenti alla sostenibilità sono sempre più rilevanti. Documenti ESG solidi possono attrarre investitori responsabili, partner sostenibili, clienti che valutano l’impatto ambientale-sociale.

  4. Reputazione e mitigazione dei rischi: una comunicazione trasparente, supportata da dati verificabili, riduce il rischio reputazionale legato ad accuse di greenwashing o pratiche scorrette.


Conclusione: perché un’autovalutazione ESG è un investimento, non un costo

Per le aziende, specialmente quelle di medie-grandi dimensioni, il rispetto dei criteri ESG non è più un plus opzionale, ma una leva competitiva nel mercato globale.

Il monitoraggio e il controllo tramite strumenti di autovalutazione riconosciuti non sono solo una questione di compliance normativa: sono un investimento strategico in governance, resilienza e reputazione.

Affidarsi a framework certificati, implementare una reportistica ESG rigorosa e comunicare con trasparenza significa costruire un vantaggio sostenibile, mitigare rischi futuri e dialogare con stakeholder sempre più attenti e consapevoli.


Per una consulenza o un approfondimento su questi temi non esitate a contattarci attraverso il nostro form contatti sul sito web www.nesce-consulting.it oppure direttamente alla nostra e-mail: info@nesce-consulting.it



Autore: Valentina Ancona

 
 
 

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