L'intelligenza artificiale sta rivoluzionando il modo in cui lavoriamo e facciamo impresa. Le piccole e medie imprese (PMI) italiane, pilastro del nostro tessuto produttivo, si trovano di fronte a una sfida cruciale: quella di acquisire le competenze digitali necessarie per sfruttare al meglio le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie.
Un Paese a due velocità
I dati della Digital Decade Report 2024, istituita dalla Commissione Europea, mostrano chiaramente un divario significativo tra l'Italia e gli altri Paesi europei in termini di digitalizzazione.

Mentre in molti Paesi la popolazione ha un’istruzione sulla digitalizzazione e quindi delle competenze di base abbastanza solide integrando strumenti digitali avanzati nelle loro attività, in Italia fatichiamo ancora ad adottare soluzioni innovative e a portare le persone ad avere una formazione adeguata rispetto alla digitalizzazione.
Le competenze che mancano
Le competenze digitali richieste dalle imprese in rapida evoluzione sono sempre più specializzate. Le PMI italiane, in particolare, hanno difficoltà a trovare figure professionali con competenze in:
Data science: Analisi dei dati e costruzione di modelli predittivi.
Machine learning: Sviluppo di algoritmi di apprendimento automatico.
Cloud computing: Utilizzo di infrastrutture cloud per lo storage e l'elaborazione dei dati.
Cybersecurity: Protezione dei dati e dei sistemi informatici.
Ma quali sono le cause del problema?
Le ragioni alla base di questo gap sono molteplici:
Sistema educativo: L'offerta formativa, soprattutto a livello tecnico-professionale, non è sempre in linea con le esigenze del mercato del lavoro.
Cultura aziendale: Molte PMI sono caratterizzate da una cultura aziendale poco propensa al cambiamento e all'innovazione.
Dimensioni delle imprese: Le risorse limitate delle PMI spesso impediscono di investire in formazione e in nuove tecnologie.
Per quanto riguarda i laureati infatti in materie ICT, l’Italia rimane ancora tra le ultime dell’UE. La media sui laureati ICT in Italia rimane a 1,5 punti percentuali, ben lontani dai 4,5 dell’UE. Secondo il Report, ad aggravare la situazione del mercato in Italia è anche la scarsa attrattività delle imprese italiane.

Le conseguenze
Il divario digitale ha conseguenze significative per le PMI italiane:
Minor competitività: Le imprese meno digitalizzate faticano a competere con le aziende più innovative.
Rischio di obsolescenza: Le PMI che non si adeguano rischiano di diventare obsolete e di uscire dal mercato.
Perdita di opportunità: Le nuove tecnologie offrono numerose opportunità di crescita e sviluppo, ma le PMI che non hanno le competenze necessarie non possono sfruttarle.
Quali le possibili soluzioni?
Per colmare il gap di competenze e rendere le PMI italiane più competitive, è necessario un intervento congiunto di tutti gli attori coinvolti:
Formazione continua:
Corsi personalizzati: Offrire corsi di formazione specifici per le esigenze delle PMI, anche in modalità online.
Incentivi fiscali: Incentivare le imprese a investire nella formazione dei propri dipendenti.
Collaborazione tra scuole, università e imprese:
Alternanza scuola-lavoro: Favorire l'alternanza scuola-lavoro per mettere gli studenti in contatto con il mondo del lavoro.
Centri di ricerca e sviluppo: Creare centri di ricerca congiunti per sviluppare nuove tecnologie e soluzioni innovative.
Politiche pubbliche:
Semplificazione burocratica: Ridurre la burocrazia per facilitare l'accesso al credito e agli incentivi per le PMI.
Digitalizzazione della pubblica amministrazione: Rendere i servizi pubblici più digitali per facilitare l'interazione delle imprese con la PA.
Conclusioni
Il futuro delle PMI italiane passa attraverso la digitalizzazione e l'acquisizione di nuove competenze. Colmare il gap digitale è una sfida complessa ma necessaria per garantire la competitività delle nostre imprese e lo sviluppo del Paese. È fondamentale che istituzioni, imprese e lavoratori lavorino insieme per promuovere la formazione continua, l'innovazione e la cultura digitale.
Autore: Laura Giacometti
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